AUTISMO ALTERNATIVO
Parliamo in po' di autismo: cos'altro possiamo fare?
Mi chiamo Patricia Nasi: ingegnere, traduttrice, operatrice olistica.
Sono la mamma di Alejandra, nata del 1986 e diagnosticata autistica all'età di due
anni.
Ho vissuto l'angoscia, la rabbia, la solitudine e la disperazione di questo cammino,
perché l'autismo è un'esperienza molto difficile, e lo è per tutti: per chi la vive
in prima persona e per la famiglia.
Ben presto la mia priorità è diventata trovare qualunque cosa che potesse aiutare
Ale ad integrarsi, ma anche tutti noi a stare meglio, e questa ricerca mi ha spinto
verso sponde dove non avrei mai pensato di approdare: la medicina alternativa.
Non ci avevo mai creduto, ma Ale ha ribaltato tutto.
Avevo sempre rifiutato gli psicofarmaci e il mio avvicinamento alla medicina alternativa, avvenuto inizialmente quasi per caso, è stato più che altro un gesto di disperazione che alla fine si è rivelato la migliore decisione della mia vita.
Abbiamo dovuto imparare a guardare l'autismo da un punto di vista diverso e a dare un senso più profondo alla nostra esperienza, ma è ovvio che se si vogliono risultati diversi, non ha senso continuare ad agire allo stesso modo: bisogna cambiare i paradigmi. E' questa la mia esortazione, perché solo così l'impossibile può diventare possibile.
Ora Ale è una ragazza socievole, autonoma, con un lavoro che le piace; parla due lingue e ne sta studiando una terza, ma c'è una cosa ancora più importante: è una ragazza spensierata e felice.
Il futuro di un figlio autistico non dipende soltanto dagli psicologi/terapeuti che lo seguono: è un percorso di crescita familiare. Noi l'abbiamo vissuto così e i risultati, che parlano da soli, mi hanno spinta a diffondere la nostra storia, che ha come protagonisti noi, l'autismo e la speranza.